Avete mai sentito parlare di deep tech? Letteralmente, la “tecnologia profonda”: quella che può davvero fare la differenza a livello di progresso scientifico e ingegneristico, per il benessere delle persone e del pianeta in generale.
L’ambito del deep tech riguarda infatti una serie di settori estremamente trasversali, come l’intelligenza artificiale e la domotica, la fotonica, il quantum computing, le biotecnologie. E ancora, l’utilizzo dei materiali più innovativi per salvaguardare la Terra e segnare un significativo passo in avanti persino in campi come quello del cambiamento climatico.
Insomma, deep tech vuol dire questo e molto di più. Le cosiddette start up deep tech sono quelle che si basano sull’evoluzione tecnologica e sulle scoperte all’avanguardia per trovare le migliori soluzioni ai problemi più complessi. La ricerca fa da padrona, per sancire poi lo “spostamento” dal laboratorio ai mercati.
Il deep tech possiede determinate caratteristiche, che andremo ad analizzare in maniera specifica a breve. Ricordiamo, prima, le affermazioni di Anna Tampieri di Enea Tech: quella in oggetto non è una semplice tecnologia, in quanto il suo scopo è migliorare le condizioni dell’umanità e dell’ecosistema soprattutto dal punto di vista della salute e della tutela della natura.
Indice
Le peculiarità del deep tech
Due elementi che distinguono il deep tech, innanzitutto, sono i tempi di gestazione e il capitale da investire.
Quest’ultimo è sempre e comunque molto elevato: la stima è che, entro il 2025, sarà adoperato un fondo di circa 200 miliardi di dollari. Una cifra vertiginosa, ad alto impatto proprio come i progetti che beneficeranno del finanziamento.
Il discorso vale per tutti i rami contemplati, ma specialmente per alcuni come la corsa allo spazio. Ersilia Vaudo, dell’Agenzia Spaziale Europea, ha comunicato che si tratta di un business di circa 72 miliardi all’anno (e ben 11 miliardi provengono dai paesi europei).
Il deep tech, in pratica, ha definito una nuova frontiera anche sotto l’aspetto economico. Le sfide sono notevoli, le industrie da rivoluzionare sono tante, e quindi c’è bisogno di un ingente flusso di denaro.
Queste grandi somme si accostano a lunghi periodi di tempo. Ci vogliono anni e anni prima che una tecnologia possa entrare in commercio, per le varie sperimentazioni, prove, test e così via. Del resto, anche questo è un investimento: le aziende devono essere certe che un progetto abbia raggiunto la propria maturità, per renderlo pubblico e proporlo a un’ampia fetta di persone.
Deep tech e spazio
Come già abbiamo detto, la corsa allo spazio è una delle sfere in cui il deep tech ha maggiormente preso piede.
A tal proposito menzioniamo di nuovo Ersilia Vaudo, che opera come Chief Diversity Officer dell’Agenzia Spaziale Europea. Le sue dichiarazioni sono emblematiche: lo spazio è una “vetrina in cui la competizione è chiara ed evidente”, per citare le sue stesse parole. Il discorso si applica soprattutto a coloro che aderiscono allo spirito dei Dot-com e delle bolle speculative.
In effetti, come sottolineato in precedenza, i fondi pubblici ammontano a 72 miliardi di dollari; quelli privati più o meno a 7 miliardi annui, di cui 500 milioni nel continente europeo. La cifra non è incredibile di per sé, ma è in crescita costante e si prepara ad essere straordinaria.
Ersilia Vaudo ha evidenziato anche il ruolo via via più importante dei giovani. Essi costituiscono il futuro del mondo del lavoro, e stanno studiando per acquisire numerose competenze essenziali per il deep tech. È su di loro che bisogna puntare, anche ad esempio riflettendo su come mettere insieme diversi tipi di talento, di abilità, di predisposizione e di background culturale.
Le tematiche del deep tech
Il presidente di Enea Tech, Anna Tampieri, ha spiegato bene tutti i settori su cui verte e verterà il deep tech. Ripetiamo che queste tecnologie interessano i materiali innovativi ed ecologici, l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things, il quantum computing, le biotecnologie.
Non solo: sono fondamentali la robotica, l’elettronica, le blockchain per gestire i registri con dati e informazioni. Già da questo elenco si capisce perché è indispensabile un massiccio investimento sia di denaro, sia di tempo. Una cosa è sicura: la prossima rivoluzione industriale non potrà prescindere dal deep tech.
Qualche notizia sul deep tech
È stato notato che, in soli 5 anni (dal 2011 al 2016), i capitali destinati al deep tech sono aumentati tantissimo: da 1,7 a 7,9 miliardi di dollari. I finanziamenti sono arrivati principalmente dalla Cina e dagli Stati Uniti, due fulcri dell’evoluzione tecnologica.
Sono stati rilevati anche maggiori investimenti in Europa, pur considerando che il divario con USA e Cina è ancora elevato. Tuttavia molte start up europee hanno mostrato una precisa volontà di sviluppo in questo ambito. Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera occupano senza dubbio i primi posti; l’Italia gode di una leadership nel campo dei nuovi materiali. Vedremo come andrà avanti il tutto nei prossimi anni.